martedì 31 dicembre 2013

DOPO IL SUCCESSO DEL PRIMO ROMANZO RITA RUCCIONE TORNA A SCRIVERE UN ALTRO BELLISSIMO ROMANZO DAL TITOLO ‘IL CIELO PUO ATTENDERE’

Dopo il successo del primo romanzo, è da pochi giorni uscito il secondo romanzo di Rita Ruccione. La storia narrata dalla giovanissima scrittrice siciliana si apre “in media res”: Melissa ed Alex sono profondamente innamorati, quando un brutto incidente stroncherà la vita del ragazzo. Lei se la cava con entrambe le gambe rotte e quando si sveglia, in una stanza d’ospedale, è reduce da un delicato intervento durante il corso del quale le è stato trapiantato il cuore. I suoi genitori, preoccupati per il suo stato di salute, le nascondono la verità, facendole credere che il ragazzo l’abbia lasciata per orgoglio. Melissa entra in una profonda depressione che la porterà a rifiutare il mondo intorno a lei ed a cercare sempre più fortemente l’amato, fino al giorno in cui vedrà inciso su una lapide bianca il suo nome. Attraverso flashback, intrecci, ricordi e stratagemmi letterari, Melissa ripercorrerà la sua storia d’amore con Alex e manterrà vivo il suo ricordo anche attraverso la stesura di un diario, ma niente, nemmeno l’amore incondizionato di un altro ragazzo riuscirà a darle una rassegnazione al fatto che Alex sia morto. La crisi esistenziale della ragazza si accentuerà quando la madre si ammalerà di cancro ed ancor di più quando ella morirà, svelando in punto di morte un terribile segreto tenuto nascosto agli occhi della ragazza per cinque lunghi anni.
Con maestria impropria alla sua età, Rita Ruccione riesce a descriverci come una bugia possa rovinare un’intera esistenza, come due destini possano inesorabilmente separarsi a causa di una lettera mai letta, come spesso la felicità sia un attimo. “Il cielo può attendere” è una storia intrisa di dolore, vissuta da una giovane donna che sentirà gravare sulle sue spalle il peso della menzogna, come il mondo sulle spalle di Atlante.
E’ possibile acquistarne una copia rivolgendosi alla stessa autrice: cell. 3295814157.
Intervista a Rita…
Dopo un anno dall’uscita del tuo primo romanzo, vuoi raccontarci cosa significa pubblicare un libro a sedici anni? E dopo un anno dall’uscita del mio primo romanzo, eccomi a raccontarvi cosa significa pubblicare un libro a sedici anni. In un paese piccolo come Caltavuturo, spesso la diversità è vista in malo modo, ed avere sedici anni e distinguersi dalla massa sovente pesa sulle proprie spalle, come il mondo sulle spalle di Atlante. Per poter sopravvivere in una realtà del genere, servono coraggio e grande grinta, ma soprattutto la forza di saper credere in sé e nei propri sogni, fino a volersi mettere in gioco contro tutti, ma mai contro se stessi. L’esperienza che mi trovo a raccontarvi raccoglie più cose negative che positive, ma questo non significa che non ne è valsa la pena. Di positivo c’è solamente che ho realizzato un mio sogno, che ho raggiunto un traguardo, che però non è un traguardo, bensì una partenza; di negativo c’è tutto il resto: i tuoi coetanei ti guardano con occhio diverso, come se avessi la peste, ti fanno pesare il fatto che sei diversa, che non sei come loro - come loro vorrebbero, arrivano addirittura a deriderti per il semplice fatto che tu abbia scritto un libro.
Ci sono fatti concreti? Hai ricevuto insulti, ingiurie, minacce verbali, o è soltanto una tua impressione? Sì, i fatti parlano chiaro. Ti puntano il dito contro, ti insultano, come se tu fossi un criminale, come se fossi il peggiore dei delinquenti. Gli insulti che ho ricevuto sono molto forti, e non mi sembra il caso di rivelarli su un giornale. La più “leggera” che ho ricevuto è stata: “Bruciati tu con tutto il libro”, ma questo non è niente, confrontato a tutto il resto!
Come la vivi tu questa situazione? Mi chiedo perché mai, in una società di eguali, i giovani non debbano sostenersi vicendevolmente, o semplicemente aiutare il proprio paese a fare un salto avanti. Ci lamentiamo che a Caltavuturo non c’è niente, ma Caltavuturo siamo noi, siamo noi ragazzi, spesso con una mentalità ancora più chiusa dei nostri nonni. Il sostegno che ho ricevuto, difatti, è stato solamente quello della gente matura e acculturata, quella che sa e che crede che in ogni giovane ci sia un pezzo di futuro. Comunque, nonostante tutto ciò io non mi arrendo, e proseguo sulla mia strada, pur sapendo che il chiacchiericcio non cesserà, non appena uscirà il mio secondo romanzo. Ma a me che importa? È il mio sogno, e il tempo è galantuomo, restituisce tutto a tutti. Chi vuole intendere intenda!
Cosa vorresti dire a tutta questa “gioventù” che non è solidale nei tuoi confronti? Che io non mi arrendo, che siccome là fuori ci sta gente che mi dice che non posso andare da nessuna parte, che non ho speranza, che non ho futuro, io porto fuori con tutta la mia forza i miei sogni, e glielo dico, a quelli là, che il meglio deve ancora venire!

Salvatore Sciortino

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