martedì 23 novembre 2010

Per Don Lorenzo Marzullo

Padre Lorenzo Marzullo non smentisce la sua cifra umana. La sua missione sacerdotale si alimenta di una nuova “sosta”, quella dell’Ecuador. Era nell’aria, e lui non aveva neanche tanto fatto mistero alla vigilia del suo primo viaggio in Ecuador nel 2008, che quella esperienza lo avrebbe sicuramente segnato e arricchito.

In fondo era quello che cercava e per questo vi ha anelato anche per riuscire a sollevare i piedi da terra, di quella terra che dona tanto ma che a volte toglie . Riuscire a tradurre nella concretezza dell’agire umano la spiritualità di cui è intriso il messaggio evangelico è stato sempre il suo comandamento. 26 anni trascorsi a Caltavuturo sono quelli che hanno segnato l’esperienza di vita di tanti della sua e della nostra generazione, ma non solo quella. Per questo ci sentiamo troppo coinvolti per riuscire a parlarne con sufficiente serenità. Ci proviamo.

Mi colpì il suo colbacco quando lo conobbi nel lontano 1984. Veniva a Caltavuturo con gli onori di chi aveva compiuto a Collesano una sorta di rivoluzione giovanile e culturale.

Lui intervenne al nostro congresso di sezione, uno dei congressi più affollati che a mente mia ricordi. Le sue parole erano aria fresca che entrava nelle corde della passione civile e politica. Ci parlò dei giovani, della partecipazione, del non arrendersi mai, della giustezza della battaglia per la pace che in quegli anni ci vide protagonisti contro l’installazione dei missili a Comiso.

Non meravigli la sua partecipazione al nostro congresso perché nell’estate precedente l’arciprete Don Santino Di Gangi scelse di scendere nella “tana del lupo” accettando l’invito a partecipare a un dibattito sull’Amore alla nostra Festa de L’Unità e dopo che lo stesso aveva sfidato il bigottismo politico locale raccogliendo per le vie del paese assieme al segretario della sezione del PCI viveri, abiti e coperte a favore dei terremotati dell’Irpinia.

Quindi una Chiesa viva e vivace che interpretava il messaggio conciliare aprendosi a nuovi orizzonti, agendo per includere e non per escludere, alimentando il messaggio cristiano fatto di carità, solidarietà, consapevolezza di sé e coltivazione del prossimo. Un prossimo non declamato sulle pagine ammuffite e ingiallite di un libro, ma un prossimo che sta accanto a ciascuno di noi nelle strade, nelle case, nelle scuole, nei posti di lavoro, nei bar, nei luoghi comunitari. Questo è il dono e il segno che ci consegna Padre Lorenzo Marzullo. La concretezza del messaggio evangelico.

Raccogliemmo 13 milioni di lire a seguito del sorteggio di una macchina. Proponemmo a Padre Lorenzo e alla Parrocchia di fare una grande sottoscrizione alla quale avrebbe concorso anche la somma da noi raccolta per acquistare un’autoambulanza. Si costituì un comitato cittadino con la nostra presenza, quella delle Acli, di tante associazioni e confraternite e l’ambulanza fu acquistata.

La Chiesa locale, come del resto quasi tutte le Parrocchie, dispone di un discreto patrimonio immobiliare molto spesso inutilizzato. Quel patrimonio divenne la sede di tanti giovani e meno giovani che si aggregavano e si associavano per partecipare, per attivare percorsi di crescita culturale, civile e umana. Nel campo del teatro (molto bella e sentita la rappresentazione in musical di San Francesco ad opera della compagnia Adelphi), dello sport, della musica, della cultura, dell’associazionismo cattolico di base.

E’ anche merito di Padre Lorenzo la spinta e la forte condivisione alla rievocazione della strage di Caltavuturo del 20 gennaio 1893, il giorno di San Sebastiano, e il contributo a consolidarne la memoria.

Le parole forti di Padre Lorenzo in occasione dello scioglimento del Comune vissuto come una sorta di sottrazione di sovranità e come una sfida alla comunità che si era impegnata a fondo sui temi della trasparenza e della legalità, rimarranno scolpite a lungo nella storia di questa nostra comunità, tanto più che i fatti successivi confermeranno il senso di quella denuncia. Padre Lorenzo richiamò in quella circostanza l’esempio evangelico del vino che venne a mancare nelle nozze di Cana a monito della irresponsabile e oscura scelta da parte di alcuni uomini delle istituzioni.

Innumerevoli sono state le iniziative che la intraprendenza di Padre Lorenzo ha reso possibili. Quelle per la pace, per le celebrazioni e manifestazioni per il Giubileo (cito tra tutte la collocazione della statua di madre Teresa sul sagrato della Chiesa Madre e l’iniziativa con il Vescovo per l’azzeramento del debito dei paesi poveri), per la solidarietà verso i più deboli (il sostegno alla comunità di Biagio Conte, la istituzione del fondo parrocchiale di solidarietà, la colletta e il banco alimentare etc), contro la privatizzazione del bene “divino” dell’acqua, per la diffusione della cultura e della tradizione del presepe, per il recupero e restauro di tantissimi beni artistici della Chiesa quasi a voler segnare una sorta di rinascimento comunitario.

Padre Lorenzo è stato artefice del cambiamento di Caltavuturo da servitore nella “vigna del Signore” ed è per tale ragione che la gratitudine nei suoi confronti regna nel cuore e nell’animo di tanti uomini e donne di questo paese. Questa gratitudine sarà linfa per chi rimane per andare avanti più consapevoli e forti.

Ci sono segni della presenza divina che a volte accompagnano, consapevolmente e inconsapevolmente, le nostre vite. Questi segni oggi si esprimono con il coraggio e la forza che consente a Padre Lorenzo di abbracciare la scelta della missione in Ecuador.

Auguriamo a lui e alle genti che lo accoglieranno nella terra che si è posta al centro del pianeta, di continuare a tessera la tela di una umanità redenta e libera.

Domenico Giannopolo

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