giovedì 12 agosto 2010

DOCUMENTO determinazioni su ATO idrico

In data 10 agosto 2010 si sono riuniti a Caltavuturo rappresentanze dei movimenti e dei Comuni impegnati nella battaglia per l’acqua pubblica, dopo ampia discussione sullo stato delle iniziative in Sicilia sul tema della gestione del Servizio idrico Integrato e con particolare riferimento ad alcune scadenze alle quali devono fare fronte gli ATO Idrici della Sicilia e di conseguenza le rispettive Conferenze dei sindaci, sono state adottate le seguenti determinazioni:

A) Invitare le Conferenze dei Sindaci degli Ato idrici di Palermo, Caltanissetta, Agrigento, Siracusa, Enna, Catania, a determinarsi, in risposta alla nota del 29 luglio 2010 del Dirigente Generale del Dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti dell’Assessorato regionale all’Energia, nel senso di revocare gli affidamenti della gestione del servizio idrico integrato ai soggetti imprenditoriali privati nella forma delle ATI s.p.a. o delle società misto- pubbliche, in forza dell’art. 49 comma 1 della legge regionale n. 11 del 2010 avuto riguardo a)alla mutata situazione di fatto derivante dalla soppressione a partire dal 1 gennaio 2011 delle Autorità d’Ambito, b) all’interesse a garantire la gestione del servizio idrico integrato, essenziale per la vita dei cittadini, sulla base dei principi di pubblica utilità che le precedenti gestioni pubblicistiche avevano l’obbligo e il compito istituzionale di assicurare, c) alla mancata realizzazione degli investimenti e alla carente applicazione delle previsioni dei Piani d’Ambito. Le revoche succitate dovranno essere adeguatamente motivate anche sotto il profilo giuridico e sociale.

B) Invitare le Conferenze dei Sindaci a procedere all’adeguamento e aggiornamento dei Piani triennali degli investimenti sulle reti idriche e sui sistemi fognari e depurativi individuando con puntualità le priorità da attuare;

C) Chiedere al governo regionale di aggiornare l’Accordo Programma Quadro (APQ) Stato-Regione sugli investimenti nel settore idrico e fognario ricontrattando con l’Unione Europea il finanziamento di programmi stralcio in favore dei soggetti pubblici precedenti gestori del S.I.I., anche a valere sulla rimodulazione dei fondi POR 2007-2013, per l’attuazione delle priorità di cui sopra;

D) Invitare il governo e il parlamento regionale per: a) intervenire sulla società Siciliacque s.p.a. che gestisce i sistemi acquedottistici di valenza regionale e le stesse dighe regionali, costruiti tutti con fondi della Regione e dello Stato, a ridurre il costo di vendita dell’acqua ai vari gestori attualmente attestato su 0,69 euro (69 centesimi) più IVA con conseguente aumento delle tariffe e delle bollette a carico dei cittadini; b) disporre il censimento di tutti i pozzi privati che continuano a vendere acqua ai gestori del servizio idrico integrato a prezzi esorbitanti operando le successive requisizioni;

E) Invitare il governo e il parlamento regionale a procedere, alla ripresa dei lavori parlamentari a settembre 2010, all’esame del disegno di legge di iniziativa popolare già depositato avuto riguardo anche alla necessità di legiferare, comunque, sulla materia dell’individuazione dei nuovi livelli del governo pubblico della risorsa idrica in forza di quanto disposto dal comma 186 dell’art. 2 della legge nazionale n.191 del 2009 che nel sopprimere le attuali Autorità d’Ambito ha delegato alle Regioni il compito, appunto, di individuare i nuovi soggetti istituzionali del governo ottimale della risorsa idrica.

In particolare si chiede che oltre al recepimento delle norme più essenziali del predetto disegno di legge di iniziativa popolare, si debba introdurre nella legislazione siciliana, utilizzando i margini di autonomia legislativa che consente lo Statuto siciliano in materia di assetto degli enti locali, i seguenti principi che costituiscono elemento irrinunciabile nel perseguimento dell’obiettivo della gestione pubblica dell’acqua oggetto anche della iniziativa referendaria:

1) dichiarazione che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale che non ha rilevanza commerciale in quanto persegue finalità tipicamente istituzionali e di carattere sociale;

2) le forme di gestione pubblica del servizio idrico ( soggetti o enti di diritto pubblico) debbano essere conseguenti alle scelte autonome dei Comuni sulla base di un quadro generale di azioni e di assetto che debba garantire livelli minimi del servizio per tutta la popolazione siciliana e non sulla base di imposizioni quali quelle stabilite con l’art. 23 bis del cosiddetto decreto Ronchi oggetto della richiesta referendaria abrogativa;

3) la tariffa debba garantire la copertura dei costi di gestione del servizio e dei costi delle manutenzioni ordinarie mentre i costi degli investimenti debbano rimanere a carico della finanza pubblica.

I rappresentanti dei Comuni e dei movimenti per l’acqua pubblica presenti ritengono che debba essere proposto agli enti locali degli Ato idrici della Sicilia (Ragusa, Trapani e Messina) attualmente impegnati a individuare le forme di gestione del servizio idrico di procedere alla creazione, qualora ritenuto indispensabile e improcrastinabile, di aziende speciali o altri soggetti di diritto pubblico alla stregua delle previsioni della stessa legge Galli e della Convenzione di Cooperazione tipo emanata nel 2002 dalla Regione, recepita da tutti gli Ato idrici siciliani e tutt’ora vigente. Non si ritiene utile proporre in questa fase società in house in quanto di fatto in via di superamento per il combinato disposto del decreto Ronchi e delle direttive comunitarie sempre più vincolanti sulla materia. Tutto ciò allo scopo di creare un sistema che comunque risulti compatibile con il nuovo assetto pubblicistico verso il quale tende l’iniziativa referendaria ma anche la stessa legislazione siciliana, seppur ancora in forme minimali, oltre che quella di altre Regioni d’Italia.

I rappresentanti dei Comuni e dei movimenti per l’acqua pubblica, nel rinviare a riunioni specifiche per ogni provincia con il compito di affrontare i punti salienti del presente documento e per stabilire congrue iniziative sul piano politico e tecnico-giuridico come nel caso di Palermo dove si è in presenza della richiesta di rescissione in danno della Convenzione di gestione avanzata dal soggetto gestore APS s.p.a., auspicano che venga consolidata un’ampia unità d’intenti tra tutti i movimenti e i Comuni impegnati nella battaglia per l’Acqua Pubblica in Sicilia e una ripresa della iniziativa diffusa sul territorio dopo la fase della raccolta delle firme per il raggiungimento dell’obiettivo finale della tutela del diritto all’acqua come diritto universale e inalienabile da sottrarre ad ogni logica speculativa e affaristica.

Caltavuturo 10 agosto 2010

I rappresentanti dei Comuni di Termini Imerese, Caltavuturo, Sclafani Bagni, Petralia Sottana, Castelbuono, Geraci Siculo e dei movimenti: Comitato No Priv Castelbuono, Comitato “Giù le mani dall’acqua” di Termini Imerese, Associazione Antimafia Rita Atria, Confederazione Cobas Sicilia, Comitato civico “No acqua salata” Siracusa, Casa del Consumatore – Lentini, Centro sociale La Libertà Siracusa, Cobas Palermo, Associazione culturale Malaussene, Cittadini Invisibili No Grazie, Vivi e lassaviviri, Forum provinciale per l’acqua – Caltanissetta, Libera Palermo, Laboratorio Zeta Palermo, Laici Missionari Comboniani, Associazione “Riportiamo alla Luce”.

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