sabato 26 dicembre 2009

LIBRI: UN GIALLO ITALIANO DEGLI ANNI TRENTA

Giorgio Scerbanenco è noto per aver introdotto in Italia i primi noir, quei romanzi criminali densi e caliginosi che a poco a poco sono venuti estromettendo il mystery tradizionale, quale s’era codificato oltremanica e oltreoceano. Eppure Sei giorni di preavviso, la sua prima prova ora ripubblicata da Sellerio, è un giallo che più anglosassone non si può. Ma si tratta di un’ambientazione che si è dovuta acclimatare in Italia, sì che non ha niente dell’eleganza algida delle più tipiche e pretenziose detection novel. Quel che più impressiona di questo testo è l’intensa malinconia che contraddistingue Arthur Jelling, il funzionario incaricato delle indagini circa le misteriose minacce di morte contro un attore in declino, tale Philip Vaton. Il timido segugio analizza con logica implacabile ma profondamente mesta i meandri dell’animo umano, impelagandosi così, quasi senza indizio, in un groviglio ingarbugliatissimo. Quell’ometto dimesso ma compito, inappuntabile e per la verità percorso da rovelli sotterranei – la nevrosi dell’intelligenza -, è quasi un controcanto al vitalismo e alla retorica del fascismo, periodo in cui la storia è stata appunto scritta. Con affascinante elusività il giovane Scerbanenco è riuscito a sottrarsi alle maglie della censura del regime, ammiccando con trasparente anglomania alla più British delle metropoli statunitensi, la Boston raffinata ed elegante. Scegliendo questa città piuttosto che la più ovvia New York, forse egli voleva distinguersi dal suo autore di riferimento, S. S. Van Dine, che tanto successo aveva riscosso con il suo investigatore dandy Philo Vance, il quale appunto agisce nella “Grande Mela”. Rispetto a questo modello come agli altri il promettente giallista italiano ha operato per scarti, in un gioco di tradizione/innovazione: ci troviamo dunque di fronte a un’emulazione creativa che contraddistingue la narrativa poliziesca di quegli anni, ove l’esotismo e la stravaganza delle ambientazioni hanno un sapore inconfondibile. L’Italia che s’avvia alla modernità ricalca impacciata gli esempi più evoluti, anche se un autore cosmopolita come Scerbanenco è riuscito a ridurre al minimo il provincialismo. Di fatto nella sua scrittura giocano un ruolo considerevole le radici mitteleuropee, sì che Sei giorni di preavviso è un ibrido curioso: un’imitazione di un mystery anglosassone secondo un registro italiano ma su cui vagano le brume dell’Est Europa. È insomma un frutto di serra, prelibato e raro, anche per la raffinatezza dello stile, che segue la prosa d’arte degli anni Trenta. Un libro senza dubbio da riscoprire.

Rosario Pollina

Nessun commento:

Posta un commento

Le critiche costruttive sono sempre ben accette. Le offese gratuite NO!